L'Albero della Conoscenza - U. Maturana e F. Varela
- Daniele Della Posta

- 21 ott
- Tempo di lettura: 6 min
Autopoiesi: la Soglia Oltre la Quale la Materia Diventa Vita

C'è un momento preciso in cui la chimica cessa di essere solo chimica e diventa biologia? Un istante in cui un insieme di processi fisici si trasforma in un'unità vivente, con un confine, uno scopo interno e una storia?
La risposta di Maturana e Varela è sì, e quel momento è segnato dall'emergere dell'autopoiesi. È questo il salto concettuale che ci propongono: non una nuova teoria biologica, ma un criterio fondamentale per distinguere la vita dalla non-vita.
Mentre il nostro percorso nella complessità ci ha finora mostrato come i sistemi si comportano - dall'imprevedibilità del caos di Gleick alla creatività adattativa dell'auto-organizzazione di Kauffman - con "L'Albero della Conoscenza" la questione diventa più profonda e radicale. Si tratta di capire cosa sia, in definitiva, un sistema vivente.
Comprendere l'autopoiesi non è un esercizio accademico. È una rivoluzione concettuale che trasforma radicalmente la nostra comprensione di cosa significhi conoscere, interagire e, per noi clinici, prendersi cura di un organismo. Riconoscere questa soglia significa cambiare per sempre il nostro sguardo sulla salute, sulla malattia e sul mistero di ciò che chiamiamo "vita".
Il Nucleo Irriducibile: l'Organizzazione Autopoietica
Maturana e Varela (1987) propongono un criterio stringente e formale per definire la vita: un sistema autopoietico è una rete dinamica e chiusa di processi di produzione in cui i componenti:
Partecipano alla creazione e alla ricreazione della rete che li ha prodotti
Delimitano un confine fisico che separa la rete dall'ambiente
Hanno come fine ultimo la perpetuazione della rete stessa
L'esempio principe è la cellula. Non è definita primariamente dal suo metabolismo, ma dalla sua organizzazione chiusa: produce gli enzimi, i lipidi e le proteine che, a loro volta, costituiscono la membrana e il citoplasma che formano la "fabbrica" che li produce (Luisi, 2003). Questo confine non è un semplice contenitore; è un prodotto attivo dell'attività della rete.
Vivere è Conoscere: l'Epistemologia Radicata nel Biologico
Il secondo atto rivoluzionario è fondere indissolubilmente biologia con epistemologia. "Vivere è conoscere", affermano gli autori. La cognizione non è una proprietà esclusiva dei sistemi nervosi, ma una conseguenza diretta dell'essere un sistema autopoietico (Thompson, 2007).
Conoscere non è rappresentare un mondo pre-dato. È agire in modo appropriato per mantenere la propria autopoiesi
Il sistema non processa "input" come un computer. È perturbato dall'ambiente e risponde con cambiamenti strutturali determinati dalla sua stessa organizzazione
Un batterio che "nuota" verso il glucosio non ha una rappresentazione dello zucchero. La sua struttura gli permette di rilevare un gradiente chimico e modificare il suo moto in modo efficace per mantenere la sua autopoiesi. Quel movimento è un atto cognitivo (Di Paolo, 2005).
La Dinamica Struttura-Funzione: il Cuore della Plasticità Biologica
La potenza dell'autopoiesi risiede nella sua capacità di spiegare sia la stabilità che il cambiamento attraverso la dinamica tra struttura e funzione.
La struttura rappresenta l'aspetto materiale, plastico e trasformabile del sistema - la morfologia in continua riconfigurazione. La funzione emerge come espressione immediata e rigida del comportamento determinato dall'organizzazione della rete interna in un dato momento.
Questa distinzione ha profonde implicazioni cliniche: mentre la funzione (un pattern motorio, una risposta dolorosa) ci appare come comportamento fisso, la struttura (il sistema nervoso, la matrice connettivale, l'assetto neuroendocrino) mantiene una plasticità fondamentale. È attraverso la modulazione della struttura che possiamo facilitare nuove configurazioni funzionali e rimodellare la rete delle connessioni necessarie alle funzionalità autopoietiche.
Implicazioni Cliniche: Tre Casi Pratici Supportati dalla Letteratura
Caso 1: Il Dolore Lombare Cronico come Configurazione Stabile
Un paziente con dolore lombare ricorrente spesso non presenta un "tessuto danneggiato" da riparare, bensì presenta una configurazione stabile in cui il suo sistema di regolazione (psico-neuro-endocrino-immuno-connettivale) ha classificato movimenti e carichi come minacciosi (Moseley & Butler, 2017). In un'ottica autopoietica, il dolore persistente rappresenta un tentativo del sistema di sopravvivere, per quanto maldestro e costoso. È una strategia di stabilizzazione disfunzionale che il sistema ha selezionato per mantenere la propria coerenza operativa di fronte a perturbazioni percepite come minacciose. L'approccio terapeutico deve fornire perturbazioni sicure e informative - attraverso l'educazione sulla neuroscienza del dolore (PNE), il movimento esplorativo e l'esposizione graduale (Vlaeyen et al., 2018) - che permettano al sistema di selezionare una nuova configurazione operativa.
Caso 2: La Ri-Calibrazione dell'Asse HPA attraverso la Pratica Mindful
L'asse HPA non è un semplice "sistema dello stress", ma un regolatore allostatico. Studi di neuroimaging mostrano come pratiche come la mindfulness inducano cambiamenti neuroplastici in regioni chiave come la corteccia prefrontale e l'insula (Tang et al., 2015). Questi cambiamenti rappresentano una riorganizzazione del sistema: modificano il modo in cui l'organismo classifica e risponde agli stimoli, portando a una migliore regolazione dell'asse HPA (Creswell & Lindsay, 2014).
Caso 3: La Co-Regolazione nella Relazione Terapeutica
La relazione terapeutica stessa può essere concettualizzata come un sistema dinamico co-regolato. La ricerca in neuroscienze affettive dimostra l'esistenza di meccanismi di risonanza interpersonale e sincronizzazione dei ritmi biologici (Fuchs & Koch, 2014). La qualità della presenza del terapeuta agisce come perturbazione che influenza lo stato autonomico del paziente (Porges, 2011), facilitando l'emergere di nuovi pattern organizzativi.
Il Vero Paradigma: l'Allostasi come Espressione di un Sistema Autopoietico
L'allostasi non è semplicemente un modo "migliore" di mantenere l'equilibrio. È l'espressione dinamica di un sistema autopoietico che, per conservare la sua organizzazione chiusa, deve impegnarsi in un continuo accoppiamento strutturale con un ambiente in fluttuazione (Sterling, 2012).
Il corpo non "cerca di tornare" a uno stato precedente perché, come sistema autopoietico, non può farlo. Può solo trovare nuovi equilibri che gli permettano di perpetuare la rete che lo genera. Il "carico allostatico" è la traccia storica e strutturale di questo processo.
Perché Leggerlo Oggi: Una Meta-Riflessione per il Clinico
"L'Albero della Conoscenza" non chiude il nostro viaggio, ma fornisce il fondamento essenziale per il passo successivo. Se Maturana e Varela ci hanno svelato l'identità del "danzatore" (il sistema autopoietico), è ora di esplorare l'architettura della complessità stessa su cui questa danza si svolge.
Con il lavoro di Barabási sulle reti, scopriremo perché alcuni nodi sono più cruciali di altri e come questa mappa invisibile di connessioni determini la resilienza o la fragilità di un sistema biologico. Comprendere l'autopoiesi ci ha insegnato cosa stiamo osservando; comprendere le reti ci insegnerà come è fatta la trama di relazioni che lo sostiene.
Per il clinico, questo libro è quindi un invito a un'umiltà radicale e a una nuova prospettiva: smettere di combattere contro la "macchina" del corpo per imparare a dialogare con la sua autonomia. Significa riconoscere che ogni intervento è un incontro con un sistema che possiede una sua logica interna profondamente radicata, il cui funzionamento siamo ora pronti a esplorare in tutta la sua intricata e affascinante connettività.
Riferimenti Bibliografici
Creswell, J. D., & Lindsay, E. K. (2014). How does mindfulness training affect health? A mindfulness stress buffering account. Current Directions in Psychological Science
Di Paolo, E. A. (2005). Autopoiesis, adaptivity, teleology, agency. Phenomenology and the Cognitive Sciences
Fuchs, T., & Koch, S. C. (2014). Embodied affectivity: on moving and being moved. Frontiers in Psychology
Luisi, P. L. (2003). Autopoiesis: a review and a reappraisal. Naturwissenschaften
Maturana, H. R., & Varela, F. J. (1987). The Tree of Knowledge: The Biological Roots of Human Understanding. Shambhala
Moseley, G. L., & Butler, D. S. (2017). The Explain Pain Handbook: Protectometer. NOI Group Publishing
Porges, S. W. (2011). The Polyvagal Theory: Neurophysiological Foundations of Emotions, Attachment, Communication, and Self-regulation. W. W. Norton & Company
Sterling, P. (2012). Allostasis: a model of predictive regulation. Physiology & Behavior
Tang, Y. Y., Hölzel, B. K., & Posner, M. I. (2015). The neuroscience of mindfulness meditation. Nature Reviews Neuroscience
Thompson, E. (2007). Mind in Life: Biology, Phenomenology, and the Sciences of Mind. Harvard University Press
Varela, F. J., Thompson, E., & Rosch, E. (2016). The Embodied Mind: Cognitive Science and Human Experience. MIT Press
Vlaeyen, J. W., et al. (2018). The treatment of fear of movement/(re)injury in chronic low back pain. The Clinical Journal of Pain
VUOI APPROFONDIRE QUESTI TEMI?
I concetti di autopoiesi, accoppiamento strutturale e sistemi complessi sono al centro del corso aNETomy basic, il percorso formativo che rivoluziona l'approccio all'anatomia e alla fisiologia umana.
Cosa imparerai:
Applicare i principi dei sistemi complessi alla pratica clinica quotidiana
Passare dal modello meccanicistico a quello dei sistemi adattativi
Sviluppare una comprensione profonda dell'unità mente-corpo-ambiente
Utilizzare strumenti pratici per lavorare con la complessità biologica
Per informazioni e iscrizioni:📧 https://www.anetomy.net/challenge-page/formazioneinterapiamanualeanetomy?programId=8fe50ce8-5261-46c0-a842-4c63196597af&participantId=undefined
#ComprendereLaComplessità #Autopoiesi #Maturana #Varela #SistemiViventi #Cognizione #Biologia #Complessità #Epistemologia #ClinicaSistemica #Allostasi #aNETomy #FormazioneClinica #NetworkBiologici #ComunicazioneMorfologica #KNT #ClinicaDelFuturo





Commenti