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Crescita e Forma - D’Arcy W. Thompson

Un’opera senza tempo nel cuore della complessità

Pubblicato nel 1917, Crescita e Forma (On Growth and Form) di D’Arcy Wentworth Thompson non è semplicemente un testo di biologia morfologica. È un vasto sistema filosofico-scientifico che, letto oggi, appare non solo attuale, ma profetico. Mentre la scienza del Novecento ha percorso strade riduzioniste e meccaniciste, Thompson piantava semi concettuali che solo decenni dopo – con l’avvento della teoria dei sistemi complessi, della geometria frattale e della scienza delle reti – avrebbero mostrato tutta la loro fecondità. Il libro non invecchia; al contrario, sembra guadagnare significato man mano che la scienza impara a pensare in termini di pattern, relazioni e dinamiche emergenti. Non c’è nulla di antiquato nelle sue pagine, solo un cambio di prospettiva radicale: osservare il vivente non come somma di organi, ma come configurazione di forze, architettura dinamica plasmata da leggi matematiche universali. La frase chiave, «The form of an organism is a diagram of forces», risuona oggi come una chiave di lettura per la biologia contemporanea.

Il contesto: un viaggio nella complessità

Questa nona tappa della rassegna Comprendere la Complessità non arriva per caso. Le tappe precedenti ci hanno preparato il terreno:

  • Abbiamo visto come l’ordine emerga non dalla regolarità perfetta, ma da irregolarità iterative, da piccole perturbazioni che, amplificate, generano strutture globali (come nei sistemi caotici deterministici).

  • Abbiamo esplorato la sensibilità dei sistemi biologici, non come fragilità, ma come prontezza a cambiare stato quando le condizioni soglia vengono superate (biforcazioni, transizioni di fase).

  • Abbiamo mappato le reti naturali, scoprendo la loro organizzazione non uniforme: nodi hub, connessioni critiche, gerarchie scalari che interagiscono.

  • Abbiamo incontrato il concetto di autopoiesi, l’idea che un organismo sia un sistema che si autoproduce e autorganizza, mantenendo la sua identità attraverso il cambiamento.

  • Abbiamo compreso che una spiegazione efficace cerca non solo il “come” superficiale, ma le regole generative profonde che rendono possibile un certo comportamento.

È in questa costellazione di idee che Crescita e Forma si rivela la radice comune, spesso dimenticata, di molte intuizioni moderne. Thompson non usava il lessico della complessità – non parlava di attrattori strani, di reti scale-free, di emergenza – ma ne descriveva l’essenza con il linguaggio della geometria e della fisica matematica della sua epoca.

La rivoluzione thompsoniana: dalla forma statica al diagramma dinamico di forze

Thompson opera un capovolgimento epistemologico: la biologia non deve essere un inventario tassonomico di forme, ma lo studio dei processi fisico-matematici che le generano. Scrive: «We are dealing with the geometry of forces, not merely with the geometry of shapes.» Questo passaggio è fondamentale:

  • Crescita: non è un semplice aumento dimensionale lineare, ma un processo di trasformazione continua, governato da gradienti, tensioni superficiali, ottimizzazioni idrodinamiche e strutturali. Thompson analizza, ad esempio, le forme delle cellule in schiuma, le spirali logaritmiche delle conchiglie, le ramificazioni dei coralli, mostrando come rispondano a principi di minimizzazione energetica e di equilibrio meccanico.

  • Forma: non è un contorno anatomico fisso, ma il risultato provvisorio di equilibri dinamici tra forze interne (turgore, crescita differenziale) ed esterne (gravità, viscosità, pressione). La forma è una “fotografia istantanea” di un processo.

Le trasformazioni coordinate: una morfomatematica ante litteram

Uno dei capitoli più celebri è quello sulle trasformazioni coordinate. Thompson mostra come, deformando uno spazio di riferimento cartesiano mediante funzioni matematiche semplici, il profilo di un pesce possa trasformarsi continuamente in quello di un’altra specie. Questo non è un semplice esercizio grafico: è una proposta radicale.

  1. Isomorfismo strutturale: le differenze morfologiche tra specie affini possono essere descritte come variazioni sistemiche di un unico “campo di forze” sottostante. Anticipa così il concetto di omologia profonda e di vincoli dello sviluppo (Evo-Devo).

  2. Mappa di forze: la forma non deriva da un “modello ideale” platonico, ma da una specifica configurazione di vincoli fisici. La biologia diventa geometria applicata.

  3. Il corpo come superficie di propagazione: la materia vivente è vista come un mezzo continuo in cui tensioni e compressioni si propagano, creando pattern. Questo pensiero influenzerà direttamente la teoria dei campi morfogenetici e la reazione-diffusione (Turing, 1952).

L’anticipazione della geometria frattale e dell’organizzazione a rete

Thompson osserva che in natura le strutture si ripetono a scale diverse: i rami degli alberi, le venature delle foglie, il sistema bronchiale, vascolare e neurale. Descrive questo fenomeno come crescita differenziale e iterativa, in cui una regola semplice, ripetuta, genera complessità.

  • Frattalità implicita: decenni prima di Mandelbrot, Thompson documenta l’auto-similarità statistica negli organismi. Il polmone, con le sue ramificazioni sempre più sottili, massimizza la superficie di scambio in un volume limitato – una soluzione frattale ottimale. Il sistema circolatorio riduce la distanza media di diffusione e minimizza la resistenza al flusso.

  • Dalla forma alla funzione frattale: la frattalità non è solo estetica; è funzionale. Una struttura frattale è un amplificatore di comunicazione: permette la propagazione efficiente di segnali (nervosi), fluidi (sangue, aria), forze meccaniche (tendini, fasce). Ogni evento locale può risuonare globalmente grazie a questa architettura ridondante e resiliente.

  • Reti biologiche: Thompson intuisce che la forma imbriglia una connettività intrinseca. Le sue analisi delle lamine, delle trabecole ossee (che seguono le linee di stress, come descritto dalla legge di Wolff) e delle strutture cellulari mostrano un’organizzazione reticolare e gerarchica. È il precursore dello studio delle reti adattative complesse che caratterizzano i sistemi viventi.

La forma come comunicazione: il ponte verso la clinica e la teoria della complessità

Qui il pensiero di Thompson compie il salto dalla descrizione all’interpretazione dinamica: la forma è un linguaggio. Un linguaggio fatto di tensioni, curvature, densità, gradienti.

  • Comunicazione morfologica: se la forma è un diagramma di forze, allora modificare anche minimamente una forza locale (con un gesto, un contatto, un carico) significa riscrivere parte del diagramma. Il corpo “legge” questa riscrittura e risponde non per obbedire a un comando, ma per riequilibrarsi secondo le nuove condizioni di contorno. È la base concettuale di approcci clinici come la Comunicazione Morfologica (KNT), dove non si “corregge” un difetto, ma si dialoga con la grammatica tensiva del corpo.

  • Adattamento come ricerca allostatica: Thompson scrive: «Everything is the result of forces acting in accordance with mathematical laws.» Oggi diremmo: il corpo è un sistema dinamico complesso in continua ricerca di stati allostatici ottimali (non di un unico equilibrio). La forma è la traccia visibile di questa continua ricerca.

  • Sensibilità e distribuzione dell’informazione: in una rete frattale e non lineare, uno stimolo locale non si dissipa linearmente; può propagarsi selettivamente attraverso percorsi preferenziali, generando adattamenti a distanza. Questo spiega perché un intervento manuale localizzato possa avere effetti globali sul tono posturale, sul dolore riferito, sulla coordinazione.

Conclusione: Thompson, profeta della scienza della complessità

Crescita e Forma è più di un classico della biologia. È un manuale di pensiero sistemico scritto un secolo prima del suo tempo. Thompson ci ha insegnato che:

  1. La matematica è il linguaggio della forma vivente, non una sua astrazione.

  2. Forze e forma sono inseparabili: studiare l’una significa studiare l’altra.

  3. La complessità emerge da regole semplici iterate in contesti fisici vincolati.

  4. Il corpo è un testo tensionale che possiamo leggere e con cui possiamo comunicare.

La complessità non è un ornamento filosofico alla scienza: è la sua grammatica più profonda. E in questa grammatica, la comunicazione morfologica trova il suo fondamento: comprendere che il corpo risponde non perché “obbedisce”, ma perché “riconosce” nella nostra interazione un messaggio scritto nella sua stessa lingua – la lingua delle forze, delle tensioni, dei diagrammi dinamici che D’Arcy Thompson ha avuto il genio di decifrare per primo.

Nella prossima tappa esploreremo come il concetto di isomorfismo thompsoniano si evolva nelle moderne teorie della struttura dissipativa e dell’auto-organizzazione, gettando un ponte tra la morfogenesi e il comportamento adattativo dei sistemi complessi.


“Forma non è solo apparenza. Forma è memoria cristallizzata di una storia di forze, è la traiettoria congelata di un processo e come ogni traiettoria, può essere ripercorsa, modificata, riaccordata. Questo è il potere e la responsabilità di chi comunica con il vivente.”

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